Per favore potete farmi la parafrasi della poesia La casa sul mare
Di Tony Mitton!!! 10 punti promessi
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Questo splendido canto della disillusione- posto quasi alla fine degli “Ossi”- di tono pacato- quasi discorsivo- che riprende l-antico luogo letterario del viaggio- fin dai primi versi ci sorprende: la nostra esistenza- come uomini- vi è implicata in modo profondo. “Il viaggio finisce qui :/nelle cure meschine che dividono/l-anima che non sa più dare un grido….”: non è difficile- per un uomo del nostro tempo- pensare che l-avventura della vita sia ormai miseramente terminata- di fronte ad un ostacolo esteriore o interiore- a un limite insorpassabile come il mare a cui quella casa si affaccia- e a poco a poco il cuore perde vigore- si immobilizza- diventa incapace anche di un solo grido di dolore. Il paradosso disperante è che la vita continua a scorrere tra le preoccupazioni meschine- monotona- insopportabilmente ripetitiva(“ora i minuti sono eguali e fissi…”- e ancora: “ Il viaggio finisce a questa spiaggia/che tentano gli assidui e lenti flussi…”). Nulla vi accade(“Nulla disvela se non pigri fumi…”) ed è raro che qualcosa compaia all-orizzonte in questa vita che va avanti pigra e fuggitiva. Questa esistenza piatta- sorda- fa svanire tutto- persino i ricordi- in una nebbia impalpabile. Dopo le immagini marine che rendono oggettiva la posizione interiore di delusione- di non attesa- di non speranza- di pigra immobilità- il poeta introduce in modo indiretto un tu generico- o più precisamente una donna che formula una domanda drammatica sulla vita- la domanda più grave: “Tu chiedi se così tutto vanisce/in questa poca nebbia di memorie-/se nell-ora che torpe o nel sospiro/del frangente si compie ogni destino”. C-è in questa richiesta come un ultimo grido soffocato del cuore- della ragione umana- che non si rassegnano al fatto che tutto finisca nel nulla- che il destino di ogni uomo sia svanire come l-onda che lentamente si infrange sugli scogli. Il poeta vorrebbe poterle dire che non è così- che c-è la salvezza. Forse qualcuno riesce a sorpassare il limite- a scoprire certezze per la vita- il senso delle cose- a raggiungere il compimento della sua umanità- della sua interiorità- non lui però. Egli vorrebbe tuttavia- prima di arrendersi al suo destino- insegnarle una “via di fuga” dalla dura realtà- ma sa che questa ipotesi di salvezza è effimera come la spuma o l-onda sul mare agitato. In uno slancio del cuore offre alla donna- quasi un pegno per il destino perché la salvi- la sua piccola speranza che Montale- stanco deluso- non sa più alimentare. Nella casa sul mare forse finisce l-avventura di due anime. Il vero tema della lirica è da un lato l-urgenza che la vita sia un viaggio reale- colmo di significato- dall-altra la contestazione dolorosa che il viaggio non ha altro esito che il nulla- perché il tempo distrugge tutto- le cose svaniscono come parvenze- si perdono le aspirazioni- le attese- le memorie- e il cuore- deluso- non è più capace di battere. Ma è possibile sfuggire alla tortura dello sbriciolarsi lento e quotidiano delle cose? Per salvarsi- afferma Montale coniando un verbo di stile dantesco- bisognerebbe poter “infinitarsi”. Solo il rapporto con il mistero infinito potrebbe dare consistenza alla vita- all-istante- potrebbe rendere positivo lo scorrere del tempo- pieno di senso- viaggio nell-aldiquà. Ma per il poeta il viaggio è finito- anzi non è mai cominciato. Montale afferma che solo un miracolo- un imprevisto potrebbe salvarci dal “non senso”- dall-oblio. Qui si ferma il poeta.
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